Ogni tanto capita che vengano al mondo veri e propri angeli dotati di un senso innato per la verità e la giustizia. Chi non ha avuto il privilegio di conoscere Paolo Rabacchin sappia che lui era uno di questi angeli. Chi lo ha conosciuto sente di non aver fatto abbastanza per aiutarlo a realizzare i suoi sogni.
Paolo Rabacchin era un uomo che non ha mai smesso di lottare per un ambiente più sano e per il diritto alla vita di tutti gli esseri viventi, Homo sapiens compreso. Amava profondamente il territorio in cui viveva, Badia Polesine, nel quale operava in tutti i modi e con tutti i mezzi di cui riusciva a disporre, organizzando ogni anno cicli di conferenze, momenti ludici dedicati agli animali domestici più sfortunati, feste dell’albero e animando campagne per il recupero e la salvaguardia delle aree di interesse naturalistico. Già una vita spesa in questo modo dovrebbe suscitare quanto meno rispetto, ma se consideriamo che tanta forza e determinazione scaturivano da un ragazzo costretto per gran parte della sua vita all’immobilità, a causa di una malattia degenerativa che non lascia speranze, allora al rispetto si uniscono uno stupore misto ad ammirazione e la consapevolezza che Paolo apparteneva a un altro mondo. Un mondo governato dalla sensibilità, dove l’arroganza, l’invidia, l’interesse economico non avevano alcun significato.
Semplice sensibilità verso chi non può parlare e non può difendersi, lui che a stento parlava e non poteva muoversi! Sapeva tradurre come nessun altro la richiesta d’aiuto che proviene dal pianeta ferito in cui viviamo e da tutti gli esseri viventi che lo popolano: dalla minuscola pianticella all’albero secolare, dall’insetto al cucciolo abbandonato, dal paesaggio incontaminato alla piccola aiuola urbana. Lui che non poteva muoversi ha lottato fino alla fine con un dinamismo sovrumano per un mondo migliore, pur sapendo che non ne avrebbe goduto i frutti in prima persona. Lui che avremmo tutti giustificato se avesse pensato solamente alla battaglia contro la malattia, ha lottato per la vita altrui, senza mai dimenticare gli amici scoparsi come il giovane ambientalista Fabio Vertuan a cui aveva dedicato l’associazione A.P.I.D.A. di cui era presidente.
Quando ci lasciano persone straordinarie come Paolo è fin troppo facile trovare belle frasi di circostanza, ma questa vicenda umana ci chiama a ben altro che spendere belle parole. Ci incoraggia mostrandoci quanta forza possono dare le idee, ma soprattutto ci sprona a perseguire con azioni concrete quel sogno di un mondo migliore che ha fatto volare e potrà far volare ancora più alto un angelo di nome Paolo.
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