“I xe’ ‘rivà!”. Questo sintetico, ma per noi significativo messaggio telefonico, dava inizio a una stagione estiva densa di attività, che ci avrebbe portato fino all’autunno senza quasi accorgercene.
A inviarci, puntualmente, ogni anno, nei primi giorni di maggio, questo messaggio era Alberto Barini, pescatore, barcaiolo, guida del Delta del Po e… molto altro ancora.
Erano arrivati i fraticelli, piccoli uccelli acquatici coloniali, affini alle rondini di mare, che dalle lontane coste dell’Africa centrale, giungono sui litorali più isolati del Delta del Po per nidificare. E all’occhio sempre vigile della nostra “sentinella” questo momento non sfuggiva mai. Per noi era una vera e propria “chiamata alle armi” fatta di escursioni, monitoraggi, osservazioni ornitologiche nei luoghi fra i più ricchi di vita in Italia. Tante le serate, davanti a memorabili fritture di pesce, a commentare gli avvistamenti fatti ma anche a conversare delle tante passioni che uniscono tutti quelli che il Delta ce l’hanno nel sangue. E Alberto il Delta ce l’aveva nel sangue più di tutti. A Santa Giulia, estrema, minuscola frazione di Porto Tolle, tra la Sacca di Scardovari e il Po di Gnocca, Alberto era nato e non se n’è più staccato fino al quel maledetto lunedì in cui ha deciso di lasciare questo mondo.
Potevi chiamarlo in ogni momento. Alberto era instancabile, lo intercettavi al mattino sulla sua barca, al ritorno dalla pesca, e ancora in barca mentre accompagnava i turisti nei pomeriggi estivi, fino a quando il sole sembra non volerne sapere di spegnere il suo fuoco tra il cielo e le acque lisce come olio della Sacca.
Era “figlio d’arte” Alberto; apparteneva a una delle famiglie di barcaioli che da pionieri inventarono l’escursionismo con piccole imbarcazioni nel Delta del Po. Anche lui non fu da meno, pioniere anche lui, insieme a pochi altri amici e colleghi, ha rivoluzionato nei primi anni 2000 la professione del pesca-turismo, aggiungendovi un tocco di competenza scientifica e di sensibilità ambientale in più che gli fece meritare l’apprezzamento di decine di turisti, fotografi naturalisti, birdwatchers, i quali sapevano che nelle sue sicure mani avrebbero appreso, osservato, catturato immagini nel pieno rispetto della natura. Ed è appunto il rispetto il tratto saliente che traspariva nei gesti di questo uomo, nei rapporti con le persone, ma anche con un territorio di cui comprendeva profondamente la fragilità. Mite ma energico al tempo stesso, aveva la rara dote di saper ascoltare. Con grande umiltà, lui che già conosceva ogni angolo del suo territorio, si avvicinò ai corsi di cultura locale e natura che organizzavamo con le guide del Delta. Sentiva il bisogno di approfondire le sue conoscenze nei vari campi, per innata passione per la sua terra ma anche per poter svolgere al meglio la sua professione. Era un grande onore per noi fare da docenti ad Alberto Barini, il quale avrebbe avuto molto più da insegnarci che da imparare.
Grazie alla sua apertura alle nuove sfide, il WWF nel 2010 ha voluto ritagliare “a misura di Alberto” alcune azioni strategiche del progetto europeo “LIFE In The Po Delta”, nel quale i lavori idraulici nelle lagune, la pesca, la ricerca scientifica, la tutela delle colonie nidificanti e il turismo naturalistico, dovevano fondersi assieme, a dimostrazione che la manutenzione del territorio, la conservazione della biodiversità, le attività produttive e il turismo, se ben coordinati fra loro, possono convivere e generare economia sostenibile in un ambiente naturale dinamico e plastico come quello del il Delta. Dobbiamo ammetterlo, il nostro asso nella manica nella riuscita di questo ambizioso progetto, premiato da un incremento del Fraticello nidificante nel Delta del Po, dopo un ventennio di preoccupante declino, fu Alberto. Dal proprio posto di lavoro monitorava, segnalava i problemi, introduceva nuovi modi di approcciarsi ai siti sensibili, a distanza, con buoni binocoli e cannocchiale sempre a bordo. Portava centinaia di turisti presso le colonie protette in piena sicurezza, trascinando loro stessi, a monitorare e a tabellare i siti di nidificazione da proteggere. Tutti comprendevano il grande regalo che Alberto faceva loro trasformando quella che pensavano inizialmente essere una gita in barca, in un’esperienza indimenticabile di ambientalismo attivo. Al WWF li chiamiamo campi natura… per Alberto erano quotidiani gesti di cortesia. Bastava che dicesse ai suoi clienti, durante un’escursione, ormai lontano dall’approdo: “scusate dovrei piantare delle tabelle sulla spiaggia, me lo ha chiesto il WWF per proteggere i fraticelli, potevo dirgli di no? qualcuno per caso mi può dare una mano?” Si poteva forse dirgli di no? E al ritorno anche il “turista per caso” che più per caso non poteva essere, finiva per sapere tutto del Fraticello, il “Panda” del Delta del Po.
Così grazie ad Alberto centrammo praticamente tutti gli obiettivi posti dal Progetto LIFE, dalla carta al risultato ottenuto.
Non è retorica: il Delta ha perso uno dei suoi figli più autentici. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo ha perso un amico vero.
A noi che restiamo spetta l’arduo compito di mantenerne viva la memoria, il suo esempio, ciascuno come può, cercando di colmare il grande vuoto che la sua scomparsa ha generato.
Ma sappiamo bene che non sarà facile perché Alberto Barini, pescatore, barcaiolo, guida del Delta e… molto altro ancora, l’uomo che per primo annunciava l’arrivo dei fraticelli, ci ha lasciati troppo presto e di lui ci sarebbe stato ancora tanto bisogno.
Il WWF di Rovigo con queste parole ha voluto rendere omaggio ad Alberto Barini, per tanti anni attivista di questa Associazione, con la consapevolezza che la sua figura, che merita di entrare a pieno titolo nella storia del Delta de Po, non appartiene certo al WWF ma all’intera collettività di cui ha fatto parte e alla quale ha dato tanto.
Rovigo, 12 febbraio 2018
A nome dei soci attivisti del WWF Provinciale di Rovigo
Eddi Boschetti
In memoria di Alberto Barini, pescatore e guida turistica nel delta del Po