Carissimi amici, queste sono alcune foto della quercia di San Basilio scattate oggi, 25 giugno, poco dopo il suo schianto.
Le sue radici, fortemente copromesse non erano più in grado di sostenere il peso dell’albero, già sbilanciato a seguito dei fulmini che lo colpirono in passato alterandone la simmetria.
Molto è stato fatto per sanarlo, ma gli anni e gli eventi atmosferici hanno fatto la loro parte. Non c’era niente da fare. Per giorni l’inclinazione è stata progressiva fino allo schianto finale.
Il Delta e il Polesine perdono un autentico monumento, ultimo superstite della foresta primaria planiziale, emblema di un territorio che ha costruito la sua stessa storia a colpi di bonifiche e deforestazioni. Vedere oggi tanta gente commossa portarsi al suo “capezzale”, pur fra tanta tristezza, mi ha acceso un barlume di speranza per il futuro.
In fondo “La Rovra”, così la chiamano da generazioni gli abitanti del Delta, è tra i pochi alberi polesani ad essere morti per cause naturali. E’ stata decisamente più fortunata dei tanti altri che ogni giorno cadono per lasciare spazio alla meccanizzazione agricola, a nuove strade inutili, per alimentare centrali inutili, ecc. A loro non sono concesse processioni di gente commossa.
Per quanto la morte di un patriarca vegetale possa rappresentare in sè un evento denso di sincero rammarico, non lo dovrebbe essere più della “condanna a non invecchiare” a cui è tutt’oggi sottoposta la maggior parte del patrimonio arboreo del nostro territorio.
Anche le generazioni future avranno il diritto di piangere la loro “Rovra”. Fare il possibile, nel breve tempo concesso alla nostra generazione, per difendere questo diritto, è il modo più coerente per ricordare un grande albero che ci lascia.
Eddi Boschetti – Presidente del WWF Rovigo
Sto piangendo, “La Rovra” è stato il luogo dei miei giochi d’infanzia, sotto di lei ci si nascondeva giocando a “banditi contro gl’indiani” e poi, accaldati, s’andava a nuotare di nascosto dei genitori in PO dalle parti del “macchinario”. Qualche mese fa, sono tornato a San Basilio in occasione della festa annuale che lì si svolge, erano già passati ca. 50 anni, logicamente, molte cose sono cambiate, ma non la mia “rovra” che sono andato a fotografare e già lì, fu grande il dispiacere nel vederla mutilata da un fulmine, ma fui felice di sapere che veniva curata. Ora anche lei ha ceduto le armi al tempo e agli acciacchi; sono veramente dispiaciuto.
Caro Ermes, posso assicurati che a quanto so la quercia era in buone mani, che l’hanno saputa, almeno dal 1999, monitorare, controllare e curare con la massima perizia, tanto che è stato predisposto nel 2010 adirittura un piano di manutenzione che prevedeva interventi di soccorso e conttrollo dello stato di salute semestrali e annuali, è mancata però al “poco lungimirante” pubblico decisore, che sprovveduto e privo della minima competenza tecnica, purtroppo seguendo le direttive (o spesso inventandosele, credendo di fasi bello agli occhi della classe politica che governa …e che classe politica!) non ha dato corso a quanto programmato per la sua preservazione. Altro che cedimento ineluttabile data l’età! Ci sono realtà manumentali di almeno 1000 anni di vita che sono sorrette ramo per ramo sia in america che in inghilterra e continuano a vivere. La quercia è stato uccisa e alcune persone ne hanno la totale responsabilità.
Per me la parole quercia identifica quell’albero e null’altro…anch’io sto piangendo!
Mediti il mio commento anche Eddy Boschetti, che non conoscendo la vera storia della quercia si è permesso il lusso di “diagnosticare” prima di analizzare.
Mi spiace.
Ha scritto un sacco di sciocchezze.
La nonna non muore perchè è vecchia, ma muore se non gli somministri le medicine che i medici, che l’hanno avuta in cura e che gli hanno fatto tutti gli esami, Le hanno prescritto.
Che sia chiaro questo!
Incredibile,
vedo radici e colletto cariati da Poliporaceae e mi chiedo chi abbia deciso di conservare in piedi un albero pericoloso e incurabile come questo.
L’incoscienza di certi politici è veramente senza limiti!
Questo albero andava tagliato almeno 10 anni prima perché le sue condizioni fitosanitarie erano compromesse in modo evidentissimo.
Ditelo ai proprietari dell’albero.