E’ riuscita molto bene, nonostante una forte nebbia e la temperatura ormai invernale, la posa di alcune centinaia di piante all’oasi ”Valle della Buora” e alle Cave Danà in Ceneselli, interventi divenuti sempre più necessari per far fronte alla desertificazione del paesaggio agrario tradizionale che anche in provincia di Rovigo comincia ad esprimersi con un forte impatto sul territorio e la sua biodiversità.
Per far fronte alla scomparsa di numerose specie di uccelli e anfibi, ma anche per riproporre la bellezza di una campagna rigogliosa come tanti anni orsono, da alcuni anni un gruppo di volontari del WWF, Legambiente, LIPU, IntercomAmbiente e Consorzi Carpisti Polesani, si ritrova per realizzare un impegnativo progetto di riforestazione di un’area desertificata dall’uomo, e nei periodi invernali vi posa piante da siepe per realizzare una vasta siepe attorno a due grandi invasi (Casse di colmata) che rivestono anche un’importanza notevole nella difesa del suolo dalle esondazioni. Anche per quest’occasione, la quarta dal 2009, si sono dati appuntamento all’oasi di Salvaterra e hanno provveduto alla posa di alcune centinaia di piante di Roverella, Carpino, Prugnolo selvatico, Sanguinella, Ontano e altre, prelevandole dal piccolo vivaio locale (Progetto ”Arca di Noè vegetale”) che da alcuni anni è stato messo a dimora nelle due oasi, la seconda (quest’anno vi ha nidificato l’Airone rosso ed è passato il Falco pescatore) egregiamente custodita dal gruppo pescasportivo di Trecenta e Ceneselli
Entrambe le oasi sorgono nel mezzo di un ambiente agrario fortemente impoverito, privo di filari da fusto, siepi e corsi d’acqua campestri, ambienti necessari alla biodiversità ma anche all’uomo, e nella consapevolezza di tutto ciò, gli ambientalisti – ma anche alcuni agricoltori e liberi professionisti – si trovano periodicamente ad accudire le due oasi ed a trasmettere – con le loro esperienze acquisite ”sul campo” – un invito alle nuove generazioni affinchè le facciano proprie e le trasmettano di loro volta.
Anche se la manifestazione era già stata programmata da tempo, il WWF ha voluto organizzarla quale una forma di risposta all’eliminazione di circa ottanta piante pluridecennali avvenuta a Lendinara nei giorni scorsi, in un luogo a ridosso dell’Adigetto e di alcuni monumenti architettonici. La definitiva scomparsa di uno degli ultimi giardini pubblici tradizionali e di uno dei luoghi più suggestivi della provincia di Rovigo, costituito oltretutto da piante probabilmente sanissime, ha prodotto grande scoramento negli abitanti di Lendinara e dell’intero Polesine. Per riparare all’irreparabile danno ecologico causato, l’Amministrazione comunale di Lendinara potrebbe acquisire un terreno agricolo (hanno costi medi sui 10 Tra i posatori all’oasi di Salvaterra, però, erano presenti anche alcuni lendinaresi, che con grande amarezza hanno messo a dimora numersose pianticelle.
L’intervento di riforestazione effettuato a Ceneselli comportava invece la posa di alcune decine di pianticelle cresciute nel vivaio di Salvaterra, mentre, da parte loro, i pescatori, portavano a Salvaterra numerosi semi di Quercia cresciuti alle Cave Danà.
A seguito di una strana ed intensa attività di taglio di piante e siepi che sta avvenendo un po’ ovunque, in quesi ultimi mesi, nella provincia di Rovigo, che avviene nel silenzio dei politici e di gente della cultura, il WWF desidera invitare gli amici della natura a vigilare attentamente affinchè non si ripetano casi irreparabili come quello di Lendinara, di Villamarzana o altrove (a Badia, in viale della stazione, furono abbattuti cinque tigli per realizzare le pensiline degli autobus, che potevano esservi realizzate a fianco o un po’ arrretrate, salvando gli alberi) che possono avere effetti irreparabili sulla biodiversità e sul paesaggio. Per fronteggiare questo nuovo accanimento contro le aree verdi, che potrebbe nascondere interessi economici molto proficui, il WWF ricorda che può fornire a chiunque l’elenco dei corsi d’acqua e delle aree soggette a tutela ambientale nella provincia di Rovigo, all’interno delle quali, per effettuare qualsiasi modifica dello stato dei luoghi entro 150 metri dalla riva, è necessario il consenso ministeriale (Nulla Osta). Appellandoci a queste prescrizioni urbanistiche, dopo le mattanze che pure a Badia Polesine decimarono molte piante, riuscimmo finalmente a salvare centinaia di piante nella Golena di Villa d’Adige (grazie anche agli Allocchi che vi nidificavano), e alcuni chilometri di piante sull’asta dell’Adige. La vigilanza offre garanzie! Per sicurezza però, vi invitiamo a documentare fotograficamente le siepi e gli alberi presenti nel vostro territorio, in modo da fronteggiare, dati alla mano, eventuali interventi illeciti.
Come da tradizione, ormai, dopo alcune ore dalla posa delle pianticelle, sono stati liberati numerosi animali precedentemente curati al CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Polesella, clinica veterinaria sostenuta dall’Amministrazione Provinciale di Rovigo, sapientemente diretta dal dottor Luciano Tarricone. Per la gioia dei bambini ma anche dei genitori e dei volontari sono stati liberati una cucciolata di Ricci (Erinaceus europaeus), tre Civette (Athena noctua), un Gheppio (Falcus tinnunculus) e una maestosa Poiana (Buteo buteo), un rapace che ricorda l’Aquila ma ha dimensioni inferiori.
I piccoli di Riccio, liberati da una bambina, si sono subito addentrati in una tana artificiale che era stata loro prearata, uscendovi poco dopo per alimentarsi, mentre gli uccelli hanno ripreso felicemente la libertà. Per una Civetta, invece, i presenti hanno temuto potesse morire annegata, poiché dopo il volo era caduta dentro il Naviglio Valdentro.
Rischiando di cadere anch’essi in acqua, alcuni volontari effettuavano una catena umana, e l’animale, che era riuscito a raggiungere la riva mostrando anche di saper nuotare, veniva recuperato.Data inizialmente per spacciata a causa dell’ipotermia, la Civetta veniva subito asciugata e riscaldata dal calore corporeo dei volontari e poi tramite un Phon, riprendendo finalmente vivacita e svolazzando per casa. Con ritrovata gioia, i volontari decidevano comunque di riaffidarla alle cure del CRAS, poiché la sua liberazione in ambiente freddo ne avrebbe certamente compromesso l’esistenza nelle ore successive.