Approvati tre nuovi PUA a fronte di centinaia di migliaia di mq di edifici vuoti.
Abbiamo appreso con un misto di stupore, rabbia e tristezza dell’approvazione di tre nuovi Piani Urbanistici Attuativi a Santa Maria Maddalena. Riprendendo e confermando un iter avviato dall’Amministrazione precedente, il 2 dicembre scorso la giunta comunale ha approvato in via definitiva i piani di che prevedono la trasformazione di circa otto ettari di terreno agricolo, in parte peraltro occupati da boschi di pianura, in aree residenziali e commerciali.
Tutto questo avviene in un Comune con il più alto tasso di cementificazione del Polesine, i cui danni si mostrano con ormai sempre maggior frequenza con gli allagamenti causate dalle piogge. Per non parlare della perdita di paesaggio agricolo, dei livelli di inquinamento dell’aria e delle acque e della riduzione della fitomassa e della biodiversità.
Ciò che ci lascia stupiti e perplessi è non solo che ciò avviene nel momento in cui tutta l’Europa e anche il nostro Paese si stanno ponendo il problema di come arrestare l’ormai insostenibile consumo di suolo, motivo per cui questa decisione, oltre che devastante dal punto di vista ambientale, appare anche retrograda dal punto di vista culturale; ma ancor di più perché questa scelta avviene in un territorio in cui le scelte scellerate del passato hanno lasciato una quantità di immobili vuoti e fatiscenti (soprattutto industriali, ma anche residenziali) impressionante, ma anche urbanizzazioni iniziate e mai completate, con strade che si arrestano nel nulla, lotti mai realizzate dove crescono erbe infestanti ed edifici mai terminati dove regnano il degrado e l’abbandono.
Per di più apprendiamo che nell’ambito di uno di questi nuovi piani è previsto l’insediamento di una grande struttura di vendita, un supermercato di una nota catena che sorgerà dove ora c’è un campo agricolo. Sì, in un Comune dove ci sono già cinque supermercati, a pochi km da Ferrara dove ve ne sono un numero ancora maggiore, vicino a una zona commerciale dove non si contano i capannoni chiusi (giusto per citare i due casi più recenti e tristemente famosi, quelli enormi lasciati vuoti dai fallimenti del Mercatone e dell’Outlet), si va a cementificare un terreno vergine per realizzare l’ennesimo capannone che ospiterà l’ennesimo supermercato. Poi le attività falliscono ma il cemento e il degrado rimangono. Per sempre.
Prendiamo atto che nonostante l’insediamento della nuova lista civica che governa Occhiobello, le politiche di cementificazione rimangono le stesse. Certo, questi strumenti di pianificazione erano già stati avviati dall’amministrazione precedente, ma a cosa servono gli organi democratici se non sono in grado di modificare le scelte che stravolgono in maniera irreversibile il territorio?
Non ci resta quindi che fare appello agli investitori che intendono attuare questi piani che causerebbero l’ennesima devastazione del suolo occhiobellese: non fatelo! Dimostrate di essere imprenditori che guardano avanti e non indietro, che sanno trarre profitto rendendo il territorio migliore e non peggiore. Abbandonate queste scelte devastanti, da cui non si potrà tornare indietro, perché un suolo cementificato è un suolo irrimediabilmente perso, e investite piuttosto nella riqualificazione degli enormi spazi vuoti che oggi deturpano e degradano il paesaggio occhiobellese e polesano: compireste un’operazione di cui la comunità vi sarebbe grata per anni. Chi investe nella riqualificazione troverà sempre il nostro sostegno. Chi punta ancora a lasciare alle generazioni future baracconi vuoti e urbanizzazioni incomplete, la nostra più radicale opposizione.
Rovigo 01-01-2021
Le Associazioni
WWF Provinciale di Rovigo, Legambiente Rovigo, LIPU Rovigo, Italia Nostra Rovigo, FIAB Rovigo