Una domenica mattina del 1977 un gruppo di ragazzi, la gran parte ancora minorenni, si trovava, armato di buona volontà, secchi e badili, per ripulire l’allora abbandonato e non ancora ristrutturato (nonché architettonicamente stravolto) ghetto di Rovigo in piazza Merlin, nonché le adiacenti mura medievali della città. Si trattava della prima uscita del WWF in Polesine, un’azione nel suo piccolo comunque importante e di grande significato simbolico. Era il simbolo della volontà di prendersi cura del bene comune e di reagire in maniera propositiva all’incuria e al dissesto. Dove sono ora quei ragazzi? Molti sono ancora lì, in prima fila, a loro negli anni si sono aggiunti tanti altri volontari e il campo di attività si è enormemente sviluppato.
Il WWF di Rovigo si è occupato praticamente di tutte le problematiche ambientali della provincia, senza dimenticare il suo ruolo nell’ambito di un’organizzazione di primo piano sia a livello nazionale che internazionale. Innanzitutto la centrale di Polesine Camerini, allora ancora in costruzione, e della quale ha assistito anche alla sua poco onorevole fine, che ha lasciato uno scomodo relitto.
Poi la lotta per un parco nel delta del Po, osteggiato da miopi interessi e infondate paure, ancora purtroppo presenti, vista anche la recente decisione di impedire la nascita di un vero parco nazionale.
Anche il contrasto al bracconaggio ha trovato nei volontari WWF gli interpreti maggiori, e ricordiamo che il delta è uno dei siti italiani a più alto tasso di incidenza di questa attività, come riconosciuto anche dai mass media internazionali.
L’attività di recupero e riabilitazione della fauna selvatica ha dato ai soci grandi soddisfazioni, e da uccelli e mammiferi si è negli ultimi anni ampliata anche a un nuovo ingresso tra gli animali polesani, cioè la tartaruga marina, che ha trovato nel nostro Adriatico un ambiente idoneo alla sua vita.
Il WWF ha poi voluto salvaguardare direttamente ambienti in pericolo, creando oasi di protezione, che sono divenute hot-spot di biodiversità e laboratori di iniziative, dall’Alto al Basso Polesine: la Buora di Salvaterra a Badia, il “Bojo” di Concadirame a Rovigo, i Gorghi di Trecenta, la golena di Panarella e l’isola del Balutìn tra Papozze e Corbola, nonché il Parco Langer nel capoluogo, oltre ad altri siti protetti in cogestione con gruppi locali.
Ma sarebbe impossibile elencare tutte le attività svolte: esposti, processi che ci hanno visti come i principali accusatori contro reati ambientali, progetti, osservazioni su valutazioni di impatto, corsi, convegni, studi scientifici, e tanto altro ancora, così da rendere il WWF una delle realtà più autorevoli nel mondo, non solo associazionistico, polesano.
Per festeggiare i suoi primi quarant’anni molti soci si sono trovati alla “Casa della Legalità” di Salvaterra di Badia Polesine, gestita anche dal WWF, per piantare alberi e per liberare una civetta e un airone recuperati e curati. Nonché per brindare sui progetti futuri.
Perché il WWF polesano non si adagia sui (pochi) allori, e non si deprime per i (molti) ostacoli e le inevitabili sconfitte.
Quarant’anni, e non sentirli.